LONGOBARDI TRA MITO, LEGGENDA E STORIA FINO AI GIORNI NOSTRI
LONGOBARDI TRA MITO, LEGGENDA E STORIA FINO AI GIORNI NOSTRI …”Poche case abbarbicate come gramigna, su di un contrafforte di Monte Cocuzzo, con la strada principale, la via Indipendenza, di vecchio sapore carbonaro, posta a tale dislivello per cui quando nevica ai “cavi” il quartiere più alto, spesso fa buon tempo ai “ pioppi”, il rione più basso. Un paesaggio fantastico che ti cambia ad ogni svolta lungo le viuzze collinari o le piste montane; il tutto sullo sfondo delle isolette dello Stromboli tra la dolce sagoma di Capo Vaticano e le evanescenze del Palinuro o della mole immensa del lontano Mongibello, brillante di nevi nella cima alta e fumosa”… (cit. Monsignore Francesco Miceli).
Descrizione
In quest’area del basso Tirreno cosentino in cui sono situati i cosiddetti Borghi Antichi,
ovvero la parte vecchia dei paesi doppi, è piacevole soffermarsi e visitare, a 5 km dalla strada
statale 18, percorrendo una strada in salita a tornanti degradanti verso il mare, tra una folta
vegetazione, il centro storico di Longobardi con impianti viari stretti e con scalini riposanti.
Una curiosità... dalla piazza antistante il municipio, dedicata a Luigi Miceli, si impiega lo
stesso tempo se si vuole raggiungere il mare o monte Tosto (800 mt slm). Luigi Miceli
(1824 - 1906) longobardese, cospiratore e soldato di formazione mazziniana, fu uno dei
“Mille” e volontario in molte battaglie del Risorgimento. Deputato e poi senatore, fu
parlamentare per quarantasei anni, occupandosi di politica estera, interna, ecclesiastica,
economica e finanziaria. Fu Ministro di Agricoltura Industria e Commercio sotto la
presidenza di Cairoli e di Crispi. La storia di questo Paese è segnata dall’arrivo dei
Longobardi, una stirpe di origine nordica composta da “guerrieri o uomini dalle lunghe
barbe o alabarde”, nelle ultime propaggini dell’Italia peninsulare intorno al 596. Le truppe
si stabilirono alle falde di monte Cocuzzo, in un pianoro circoscritto del Monte Tosto (dal
nome del nobile cosentino Nicola Tosto che qui si fermò durante le lotte sostenute contro il
re Ferdinando d’Aragona) ancora oggi denominato “Lipranno”, non per il re Liutprando (che
regnò molto dopo, tra 712 e 744) ma, probabilmente, per il nome di un gastaldo o capo
militare, vista la diffusione di questo appellativo nella gnomistica longobarda.
“Lasciata” la tradizione storica, merita citazione una fonte mitologica (a cura di Emilio
Frangella e tratto da: Comunità Montana Appennino Paolano): Vincenzo Padula, il famoso
poeta di Acri, nella sua opera “Protogea”, vuole che Longobardi sia la preistorica “Era”. “Ne
parla a caso – egli scrive – Pausania quando, facendo ricordo di un’antica pittura, nella quale
si rappresentava il tanto famoso spettro di Polite, riferisce un brano di altro scrittore a lui
anteriore di moltissimo tempo, il quale raccontava che tra i paesi della Brezia molestati dalla
inamabile apparizione dello spettro, fosse l’antichissima città di Era. Era, dunque, doveva
trovarsi vicino a Temesa, dove, appunto, sorgeva il tempio sacro al culto di Polite o Alibante.
Or, se non m’inganno, il sito se ne deve riconoscere in una contrada in quel di Longobardi,
che chiamasi tutt’ora Palieri e Palaserra, cioè la vecchia Era, chiamata così o dalla dea
omonima, o da herah, che significa Al monte”.
Il primo documento in cui si fa riferimento a Longobardi (secondo ricerche storiche
compiute da don Silvio Celaschi 1925-1993, emiliano di origine, longobardese di adozione,
già parroco della comunità) risale al 1324. Un manoscritto di quell’anno dell’Archivio
Segreto di Stato del Vaticano concernente le “Rationes decimarum Italie”, nell’elenco dei
sacerdoti e diaconi dipendenti del Castello di Fiumefreddo, viene ricordato un debito di tale
“presbitero Perro de Longobardi” quantificato in “tari 2 et grana 8”.
La località più antica del territorio longobardese, che rappresentava probabilmente tutto il
comprensorio, era chiamata “Turrianum” e nei pressi esistono, ancora oggi, “avanzi” di
costruzioni, nonché la chiesetta dedicata alla Madonna (XII - XIII sec.). Non è da escludere
che Turrianus era l’antica Longobardi. Infatti, nel diploma dell’Imperatore Federico II, del
gennaio 1221, datato da Capua, si apprende che il “Tenimentum Turrianum” (territorio di
Turriano) venne donato al Monastero Florense di Santa Maria di Monte Mirteto, sopra
Ninfa, in diocesi di Velletri (tenuta che, poi, nel 1432, e fino al 1840, passò al Monastero
Benedettino di Subiaco). E’ in una lettera, datata 20 maggio 1491, che si ha la prima
testimonianza della “Universitas di Longobardi” il tipico comune medievale meridionale. La
piccola Chiesa della Taureana, sita nella omonima località, è una perla architettonica
inaspettata in piena campagna, ha un elegante portale con arco a sesto acuto, sovrastato da
un piccolo rosone gotico. Possiede una tela cinquecentesca della Vergine col Bambino tra S.
Benedetto e S. Leonardo Abbate, attribuita al pittore olandese Dirk Hendricks (Teodoro
d’Errico il Fiammingo). “Si racconta che nella chiesetta dedicata alla Vergine, a
testimonianza d’un prodigioso evento, sia custodita, una palla di cannone avvolta in una
rete. Al tempo dell’occupazione francese una nave borbonica prese a cannoneggiare l’abitato
di Longobardi, e uno dei tantissimi colpi avrebbe distrutto la chiesetta se la Vergine non
fosse prontamente intervenuta: più veloce di un fulmine ella fuoriuscì dal quadro su cui era
effigiata, raccolse da terra una rete di pescatori, salì su un masso che era lì nei pressi, fra
l’altro lasciandovi l’impronta del proprio piede, e catturò la palla di cannone nella rete, quasi
fosse un pesce volante” (cit. Giulio Palange “La Regina dai tre seni” – guida alla Calabria
magica e leggendaria- ed. Rubbettino).
Associando alle origini storiche la valenza naturalistica e l’amenità del paesaggio, le colorate
e molteplici produzioni agricole, il particolare microclima ed il mix marina-borgo antico-
montagna si comprendono immediatamente le ricchezze enogastronomiche e turistiche del
territorio. Tra le produzioni orticole primeggiano: i Fagioli ‘du Piro De.Co. e la Melanzana
Violetta di Longobardi De.Co. A conferma del valore di questa speciale Melanzana è stato
istituito un premio importante denominato: VIOLETTA D’ORO. Per la prima edizione,
2018, è stato conferito al fondatore dell’Accademia Italiana del Peperoncino Enzo
Monaco. Curiosità: la melanzana, secondo lo storico dell’arte Carlo Pedretti è stata
disegnata da Leonardo nel foglio 167 del Codice Atlantico.
I Fagioli ‘du Piru De.Co. (al gusto una nota che riconduce alla castagna). Piro è una località
di Longobardi che pare fu attribuita a quest’area durante il dominio spagnolo. Curiosità: i
Piro, popolo di nativi americani appartenenti al gruppo dei Pueblo che popolavano la valle
del Rio Grande (visitata da tutte le spedizioni spagnole del XVI e XVII secolo) nei pressi
dell’attuale Socorro – Nuovo Messico- erano dediti all’agricoltura e coltivavano soprattutto
fagioli.
Affascina chiunque visitare questo borgo incantevole, cominciando proprio dalla casa
natale di San Nicola Saggio da Longobardi, passando per la chiesa di santa
Domenica, di stile barocco, dove si possono contemplare un magnifico portale e la pala
d’altare di Nicola Menzele che ritrae l’”Ultima Cena” datata 1777; sostare al Teatro
Comunale (un tempo chiesa dell’Immacolata), prima di arrivare alla chiesa
dell’Assunta (o di san Francesco di Paola) eretta nel 1635 da artigiani locali, con portale
in pietra, dispone di tele cinquecentesche del pittore cosentino Pietro Negroni “lo
Zingarello” e de “la Deposizione di Cristo” di Marco Cardisco di Tiriolo. L’interno è a due
navate: quella principale possiede un artistico altare maggiore in legno lavorato, un pulpito
ligneo del ‘700 finemente scolpito. L’altra navata fu completata da San Nicola Saggio nel
1697 il quale, il 22 settembre dello stesso anno, vi portò le reliquie della Vergine e Martire
Santa Innocenza, donategli dalla nobildonna romana Luisa della Cerda, moglie del
connestabile Colonna, che le aveva nella cappella del suo palazzo, e che erano state, in
precedenza, estratte dalle catacombe romane. Tra gli elementi architettonici si riscontrano
quattro cappelle laterali con tre cupole emisferiche con copertura conico – cilindriche a
spirale e tegole disposte a file circolari ricurve, in tutto, simili alla Cattolica di Stilo.
Altre chiese sono quella di Cristo Re, nella località Le Pera; quella di San Giuseppe, in
località S. Andrea; quella parrocchiale del Beato Nicola, in marina.
E che dire poi dei bellissimi palazzi: Pellegrini, Coscarella, Preste dove nelle vicinanze
Emilio Frangella (1912 - 2004) nel 1952 fondò il periodico culturale Calabria
Letteraria, una rivista, ricca di contenuti, tant’è, che nel tempo divenne una monumentale
opera enciclopedica di storia di cultura ed arte di tutta la regione Calabria. Nella nuova
toponomastica al periodico Calabria Letteraria, vista la grande valenza culturale e il grande
prestigio, l’amministrazione comunale ha deciso di dedicargli anche una via. Il Frangella fu
autore anche della nota biografia “Il Beato Nicola da Longobardi”.
Palazzo Miceli dove nel suo interno presto sarà aperto al pubblico il “Giardino di San
Nicola” con orto comunale, forno comune e raccolta di alberi da frutto storici. La Casa delle
Culture con piccolo museo delle antichità e importante Biblioteca. Continuando si
raggiungono le alture circostanti con altre ricchezze paesaggistiche e naturalistiche: Monte
Tosto, località Pagliarone e bosco Serravento con un ricco castagneto ed esemplari di Pino
Loricato, caso unico di presenza di questa specie nel territorio di un paese costiero. Per gli
amanti delle passeggiate assolutamente da percorrere la via del Santo e decidere…o tutti
nella parte alta o tutti al mare.
Sul finire degli anni ottanta e per iniziativa di un privato, Achille Provenzano, nasce a
Longobardi un Centro Culturale e la prima Bancarella del Libro Calabrese della Regione,
ricca anche di testi unici e di pregio.
Oltre a quelli già citati sono numerosi i personaggi illustri da ricordare, tra cui:
San Nicola Saggio. già Giovanni Battista Clemente, (1650 - 1709) oblato professo
dell’ordine dei Minimi, tra i suoi “incarichi” quello di cuoco, ortolano, portinaio, sagrestano
e questuante. Ebbe il dono dei miracoli, delle profezie e della scrutazione dei cuori,
ricevendo profonde rivelazioni sul mistero della SS.ma Trinità. La sua dimora nei conventi
di Longobardi, Paola, Montalto e San Marco, fu missione pacifica e benefica. Per circa due
anni fu a Cosenza e vi operò prodigi strepitosi. A Roma poi, divenne il confidente dei
Pontefici, e fu ammirato da Cardinali, Prelati, Principi e da persone di ogni condizione
sociale. Morì a Roma. Patrono principale di tutto il territorio del comune di Longobardi, con
tutti i diritti e privilegi liturgici che ne conseguono. E’ stato canonizzato da Papa
Francesco il 23 novembre 2014 in Piazza San Pietro.
Si deve all’interessamento del parroco del tempo don Antonio Bertocchi l’aver dato avvio
alla richiesta di presentare la documentazione e la testimonianza del sig. Peppino Laudadio,
con la quale si è giunti, dopo nove anni alla riconosciuta Santità.
Un premio prestigioso è stato istituito proprio in onore del Santo denominato: SAGGIO
D’ORO. Per la prima edizione, 2018, è stato conferito al giornalista Francesco Giorgino.
Arcangela Filippelli (1853 – 1869) barbaramente uccisa all’età di sedici anni, nel bosco
di Longobardi, precisamente in località “Russo” da un giovane ventiduenne del luogo,
Antonio Provenzano, detto “Faciune”, accecato dalla libidine. Il 22 settembre del 1973, nel
corso della festa di Santa Innocenza, l’allora Arcivescovo di Cosenza, monsignor Enea Selis,
fece collocare una grande Croce memoriale nel bosco a “Russo”. E’ in corso la causa di
beatificazione.
Elisa Miceli (1904 – 1976) Venerabile, fu donna di straordinaria finezza d’animo e
sensibilità culturale; visse per portare frutti nella chiesa e nella realtà culturale e sociale di
Longobardi; fondò la congregazione delle Suore Catechiste Rurali del Sacro Cuore, che
continuano il suo ideale di vita. Nel 2002 Mons. Giuseppe Agostino, Arcivescovo
Metropolita di Cosenza – Bisignano, ha dato avvio al processo di canonizzazione. Per
l’occasione è stata eseguita la ricognizione canonica dei suoi resti mortali, che ora riposano
nella Chiesa dell’Assunta.
Padre Arcangelo di Carlo fu uno dei primi compagni di San Francesco di Paola e primo
martire dell’Ordine dei Minimi (catturato, infatti, dai Turchi nello Stretto di Messina,
mentre si recava da Napoli a Messina, fu da essi, barbaramente ucciso, per non aver voluto
abiurare).
Fra Ruffino, Minore Osservante, di vita esemplare, il quale morì a Cosenza, nel Convento
di San Francesco di Assisi, nel febbraio del 1672.
Padre Francesco Preste (1578 - 1643), il quale dopo essere stato provinciale dei frati
Minimi a Paola, mentre si recava a Roma per assumere la direzione del Collegio di San
Francesco di Paola ai Monti, fu, nel golfo di Gaeta, assalito dai Mori e condotto, con altri tre
suoi confratelli, a Tunisi, rimanendovi in schiavitù per cinque anni; liberato, tornò a Roma,
e, da Urbano VIII, fu nominato generale dell’Ordine dei Minimi. Morì a Roma. È in
odore di Santità.
Padre Francesco Preste junior, nipote del predetto, autore di numerose pubblicazioni,
tra cui la famosa “Centuria di lettere del glorioso Patriarca San Francesco di
Paola” (Roma, presso Ignazio De Lazzaris, 1655).
Padre Pietro Zupo (1626 - 1717) appartenente all’Ordine dei Minimi, si distinse per
grande umiltà e per carità verso i poveri e i bisognosi. Morì a Roma. È in odore di
Santità.
Giovan Battista Miceli (1698 – 1763), già vicario generale della diocesi di Tropea e poi
vescovo di Cassano allo Ionio.
Gaetano Paolo Miceli (1744 – 1813) dei Pii Operai, vescovo d’Alessano in Puglia e poi
arcivescovo di Rossano, già confessore di Maria Carolina d’Austria, moglie di Ferdinando IV
(poi I) di Borbone.
Carlo Pellegrini (1736 - 1822), professore di teologia, arcivescovo di Taranto e vescovo di
Nicastro.
Monsignore Francesco Miceli (1906 – 1992) conosciuto da tutti come don Ciccio, di
grande spessore culturale, sin da giovane animatore e guida dell’Azione Cattolica Italiana
accanto a Giovanni Battista Montini (poi Papa Paolo VI), fece parte della FUCI (Federazione
Università Cattolica Italiana). Fu parroco a Longobardi e a Cosenza. Il 3 maggio 1938 fondò
la Pia Opera dei Catechisti di Cristo Re per l’assistenza spirituale alla gente dei campi. Don
Ciccio, nel corso della sua missione, ha svolto opera di informazione e formazione sociale,
oltre che religiosa.
Alda Miceli (1908 – 1998) fu una delle figure più emblematiche della nuova classe
dirigente cattolica femminile formatasi durante il periodo fascista. Diresse a Milano il
Collegio Universitario “Marianum”, fu presidente nazionale di Gioventù Femminile e
presidente nazionale del Centro Italiano Femminile. Negli anni difficili del neo femminismo
difenderà sempre lo stile diverso delle donne cattoliche, tese a conservare l’equilibrio tra la
rivendicazione dei diritti e l’esercizio dei doveri. Fu una delle tredici donne laiche
(provenienti da ogni parte del mondo) che parteciparono come uditrici, per la prima volta
nella storia, al Concilio Vaticano II voluto da Papa Giovanni XXIII. Dopo il Concilio, fece
parte della commissione Pontificia per il laicato con compiti ecclesiali di importanza
nazionale e internazionali.
Rosa Presta (1917 - 2014) donna che ha dato luminose prove di animo grande, di grandi
capacità. Laica, iscritta all’Azione Cattolica, ha insegnato catechismo nelle aree rurali, dove
in alcune famiglie ha “toccato” quattro generazioni. Punto di riferimento fermo, seppe
dispensare sempre buoni consigli. Il consiglio comunale unanimemente in data 6 luglio 2018
ha voluto ricordarla conferendole la Benemerenza Civica alla Memoria.
Nicola Pellegrini (1743 - 1826), giudice della Gran Corte della Vicaria, istituita da Carlo
II d’Angiò, costituiva la prima magistratura di appello di tutte le corti del Regno di Napoli
per le cause criminali e civili. Consigliere del Sacro Regio Consiglio e console dell’arte.
Giovan Battista De Micheli (1755 - 1807) preside della provincia di Cosenza, regio
Uditore di Calabria Ultra e capomassa Borbonico durante la rivoluzione antinapoleonica in
Calabria
(1806 - 1807), ucciso, assieme ad altri 44 massisti, il 13 febbraio 1807 nel castello di
Fiumefreddo da alcuni giacobini, per ordine del generale Reynier.
Antonio Mannarino (1874 - 1965) soprannominato “Acquazzina” (rugiada), contadino
intelligentissimo, onesto fino allo scrupolo e quasi analfabeta. Peronò il sindacato cattolico
delle “Leghe Bianche”, di Don Carlo De Cardona, a difesa dei diritti dei contadini.
Antonio Scalzo (1946 - 1989) bracciante agricolo, è stato il primo donatore di organi di
questa comunità. Per questo gesto di sensibilità e di generosità, che significa una nuova
speranza di vita, e su richiesta di alcuni cittadini, l’amministrazione comunale ha inteso
inserire il suo nome nella toponomastica, intitolandogli una via.
Seppur non nato a Longobardi, citazione merita Agamennone Veltri (1909-1979)
personaggio pubblico, fu medico condotto (di tutti) rispettando appieno il giuramento di
Ippocrate. Fece il medico come pura missione. Persona impegnata nella vita politica
longobardese, socialista, diede notevole contributo alla crescita del Paese. Ad imperitura
memoria ad Agamennone Veltri, l’amministrazione Comunale intitolò una via.
Dal 2005 Longobardi è gemellata ufficialmente con Birchircara o Birkirkara. Si tratta di una
città di ventiduemila abitanti, ubicata al centro dell’Isola di Malta. Birchircara è la città più
grande e abitata dell’isola fin dal Medioevo. Ospita due importanti zone industriali e
l’ospedale principale dell’Isola. Tra i luoghi di interesse: la vecchia stazione ferroviaria; la
Basilica di Sant’Elena, una delle più belle chiese di Malta che accoglie, tra l’altro, la campana
più grande dell’isola; i mulini a vento e l’Acquedotto di Wignacourt.
Longobardi ha una superficie di 19,50 chilometri quadrati; 2332 sono i suoi abitanti (dati di
febbraio 2019: 1120 femmine e 1212 maschi). Confina con i comuni di Fiumefreddo Bruzio,
Belmonte Calabro e Mendicino. Dista dal capoluogo di provincia 50 chilometri, 22 da Paola
e 14 da Amantea, che sono i centri vicini più importanti.
A seguito delle due Guerre, Longobardi subì un forte fenomeno dell’emigrazione, prima nelle
Americhe, poi Svizzera, Germania e Francia. In Italia una forte “colonia” longobardese è
presente a Roma. Negli ultimi anni sono numerosi coloro i quali si rivolgono agli uffici
comunali per avere notizie sui loro parenti partiti da qui nei primi anni del novecento.
Longobardi, storicamente, ha una forte vocazione agricola. In passato era fiorente la
coltivazione del fico (addirittura i fichi freschi, una volta raccolti, venivano adagiati in alcuni
tini di legno ricoperti di acqua salata chiusi in maniera ermetica e spediti in Francia, con
scalo al porto di Genova. Gli adulti del luogo ricordano ancora bene questa tecnica adottata
dal sig. Giovanni Richichi). I frutti una volta raccolti e essiccati venivano venduti sul mercato
locale oppure a commercianti che arrivavano dal cilento.
Anticamente una fonte di reddito importante arrivava dalla seta; in quasi tutte le famiglie
veniva “alimentato” il baco da seta.
La presenza di molti “resti” di mulini lascia immaginare della importante coltivazione di
grano.
L’allevamento dell’albero dell’ulivo si perpetua di generazione in generazione. Il frantoio in
questo comune non ha mai smesso di funzionare. A testimonianza di questa cultura vi sono
le maestranze di potatura che, nei periodi di taglio, si spingono storicamente nelle provincie
di Catanzaro e di Reggio Calabria.
Anche la pastorizia e l’allevamento del maiale non hanno mai smesso di esistere.
Forte è la coltura ortense dove primeggia la Melanzana Violetta, uno straordinario ecotipo
locale.
Il territorio vanta ancora innumerevoli biodiversità.
Il Comune di Longobardi al fine di preservare e consegnare alle generazioni future anche le
attività agro-alimentari tradizionali locali nella seduta consiliare del 20/02/2015 ha
adottato formalmente con voto unanime la De.Co. (Denominazione Comunale).
Nella seduta del 16/04/2018 una apposita commissione approva all’unanimità numero otto
protocolli De.Co. che sono i seguenti:
- Gioco della Ruzzola;
- Trasformazione de ‘U Piazzu e del Prosciutto ‘A Chitarra di Longobardi;
- Produzione della Frittata ‘Du Scuru di Longobardi;
- Trasformazione delle Alive Ammaccate – Olive Schiacciate di Longobardi;
- Produzione e Trasformazione della Melanzana Violetta di Longobardi;
- Produzione Du Fasulu ‘Du Piru – Fagiolo del Piro;
- Produzione della Frittata ‘E Còrchie De Fave di Longobardi;
- Produzione del Macco di San Nicola.
Il 6 luglio 2018 nell’ambito del momento pubblico “Presentazione piatto De.Co.”, all’interno
dell’evento “Longobardi: Paese di San Nicola Saggio & della Melanzana Violetta”, otto
ristoranti della Regione (e non di Longobardi) hanno presentato formale istanza al Sindaco
con richiesta di poter inserire nel loro menù il piatto denominato: Macco di San Nicola.
Altro momento importante all’interno di tale evento è stato quello del “Conferimento delle
Cittadinanze Onorarie”. Oltre alla già citata Rosa Presta sono state conferite le seguenti
Onoreficenze a:
- Martin Luther King (difensore diritti civili) Benemerenza Civica alla Memoria;
- Giovanni Osso (emigrante benefattore) Benemerenza Civica;
- Alessandro Mannarino (cantautore) Cittadinanza Onoraria;
- Francesco Ventura (imprenditore) Cittadinanza Onoraria;
- Maurizio Pescari (giornalista) Cittadinanza Onoraria;
- Giorgio Barchiesi (oste) Cittadinanza Onoraria;
- Giordano Verardi (produttore) Cittadinanza Onoraria;
- Giovanna Ruo Berchera (maestra di cucina) Cittadinanza Onoraria;
- Paolo Massobrio (giornalista) Cittadinanza Onoraria.
Altro aspetto degno di nota:
Il 12 aprile 2015 nel territorio longobardese si è svolto il campionato italiano individuale
della ruzzola del formaggio. Per tale evento sono arrivati da ogni parte d’Italia. I partecipanti,
unitamente ai curiosi, ai turisti, ai simpatizzanti hanno avuto modo di “camminare” l’intero
territorio e di conoscerne da vicino le bellezze e le peculiarità offerte dalla comunità. Di
conoscere un sapere che si manifesta attraverso uno sport en plain air, sano, che rispetta
l’ambiente e che contribuisce alla crescita e allo sviluppo di un territorio. Avvenimento
dell’evento è stato l’annullo filatelico voluto da poste italiane. Per l’occasione sono state
realizzate anche 1000 cartoline da collezione. Entrambi i disegni, quello della cartolina e
quello dell’annullo, sono stati realizzati dall’artista locale Patrick Abbate. Altresì si è ritenuto
opportuno, per il gioco della ruzzola del formaggio, (gioco di notevole ricchezza e di
aggregazione sociale, nato e sviluppatosi tra la gente e con la gente), riconoscerlo per il
tramite del consiglio comunale, con apposita delibera numero 5 del 20/02/2015, quale gioco
e/o sport ufficiale del comune di Longobardi. Copia integrale è stata inviata al CONI
(Comitato Olimpico Nazionale Italiano) nella sede Nazionale di Roma.
Visitare e vivere Longobardi significa osservare uno spettacolo di armoniosa bellezza che la
natura offre.